Concetti
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TAPING MIOFASCIALE PER DISCOPATIA L5-S1 |
L’idea di applicare un cerotto (tape) colorato ed elastico sulla pelle dell’uomo fu concepita negli anni ‘70 da un chiropratico giapponese, Kenzo Kase, il quale scoprì che i muscoli e gli altri tessuti potevano essere aiutati nel recupero funzionale, grazie a queste applicazioni. L’ideatore definì questo metodo terapeutico kinesiotaping.
Il metodo fu poi sviluppato e divulgato prima in ambito sportivo e poi nella riabilitazione.
Attualmente il metodo è in continua evoluzione grazie a nuovi studi e ricerche da parte di diversi autori. In particolare gli studi sulla fascia ((Schleip, Stecco, Willard) stanno dimostrando come il sistema fasciale rappresenti il trade-union tra l’esterocezione e i sistemi biologici sottostanti (muscolare, vascolare, nervoso, osseo).
L’intero sistema fasciale penetra, con le sue ramificazioni, nell’intera struttura corporea fino ai rivestimenti cellulari e connette il sistema muscolo-scheletrico con quello viscerale e craniosacrale.
Il muscolo, dunque, rappresenta uno “strumento” al servizio della fascia, che costituisce un vero e proprio “scheletro fibroso”.
L’apparato contrattile e quello connettivale costituiscono un “sistema miofasciale” integrato e indissociabile, densamente innervato da meccanorecettori che rispondono a diversi input (Schleip, 2003).
È stato dimostrato che la stimolazione di alcuni recettori fasciali è in grado di abbassare il tono simpatico e diminuire la viscosità tissutale (Yahia e al. 1992).
Altri recettori, come le terminazioni di Ruffini, sono particolarmente sensibili alle forze tangenziali e agli stiramenti laterali (Kruger 1987).
La fascia è una struttura fondamentale anche per la circolazione dei fluidi nel nostro corpo. Eventuali restrizioni di mobilità della fascia, in seguito a patologie traumatiche o microtraumatiche, rappresentano un ostacolo alla circolazione dei fluidi corporei.
Attraverso la continuità della fascia, una cicatrice o un trauma fisico (cause) possono determinare tensioni, squilibri e dolori riferiti in una zona del corpo molto distante (effetti).
In particolare, i microtraumi ripetuti cambiano in modo graduale e progressivo il comportamento meccanico della fascia, diminuendo la sua flessibilità e le sue capacità di autodifesa. Di conseguenza, si sviluppa una restrizione fasciale patologica, con eccesso di neocollagene (densificazione), che scatena dolori e compensi.
Il termine “trauma” non è riferito esclusivamente ai traumi fisici, ma anche ai traumi psichici ed emozionali.
La fascia sarebbe in grado di “registrare” e “ricordare” (memoria cellulare e tissutale) determinati traumi fisici e/o psichici e reagire con tensioni miofasciali di difesa e aderenze tra i diversi strati (restrizione di mobilità).
Queste restrizioni possono provocare molte disfunzioni: squilibri posturali, difficoltà circolatorie, fenomeni artrosici precoci, limitazione articolare, scarsa flessibilità, dolori miofasciali.
Alla luce di queste considerazioni il taping miofasciale (myofascial taping) rappresenta un’evoluzione del kinesiotaping, capace di stimolare in modo marcato le funzioni del sistema fasciale e dei sistemi biologici collegati.
Il taping miofasciale rappresenta una terapia neuro-biomeccanica, naturale, priva di farmaci e di effetti collaterali, che facilita la circolazione sanguigna e linfatica dell’area interessata e permette il recupero funzionale di diverse patologie muscolo-scheletriche, neurologiche, vascolari e reumatologiche. Questa metodica valuta il sistema uomo in chiave olistica e si integra in modo armonico con la terapia manuale, l’auricoloterapia, la rieducazione motoria e posturale.